Quale significato ha il ritorno del leader di Isis Abu Bakr al-Baghdadi

L’ultima volta che l’abbiamo visto, era sul pulpito della Grande Moschea di al-Nuri a Mosul, a proclamare un nuovo “Califfato”. Dopo quasi cinque anni di atrocità che hanno sconvolto il mondo intero, lo Stato islamico ha perso in sostanza tutti i territori che aveva conquistato e un mese fa, è caduta Baghouz, per mano dei militanti curdi, l’ultima roccaforte che aveva in Siria. Ma perché al-Baghdadi è tornato?

I motivi che l’hanno spinto a pubblicare questo video, potrebbero essere diversi, ma sono due gli eventi importanti delle ultime settimane che potrebbero essere associati a questa decisione. Anzitutto la caduta di Baghouz, che ha effettivamente messo fine al regno geografico dello Stato islamico. Le conseguenze di questa sconfitta sono evidenti: migliaia di combattenti sono fuggiti nel deserto, molti altri si sono arresi o sono stati catturati e tuttora detenuti dai curdi. L’altro evento tragicamente importante, riguarda gli attacchi nello Sri Lanka che hanno ucciso più di 250 persone. Con questo video, al-Baghdadi ha voluto contrastare le affermazioni che si sono susseguite in questi ultimi anni sulla sua scomparsa e ha voluto comunicare al mondo che Isis continuerà la sua guerra, indipendentemente dalle battute d’arresto subite. C’è poi da considerare che la perdita del Califfato ha sicuramente e fortemente abbassato il morale non solo tra i combattenti, ma anche tra coloro che lo sostengono in altri Paesi. Gli attacchi nello Sri Lanka, oltre all’apparizione di al-Baghdadi al comando del gruppo, costituiscono indubbiamente -per tutti loro- uno sprone non da poco per risollevare morale e fiducia.

Nel video, al-Baghdadi discute su varie questioni: della recente caduta dei regimi in Sudan e Algeria; dell’importanza della propaganda non solo da parte dei media ma anche da parte delle singole persone. Si congratula con i militanti in Somalia, Yemen, Caucaso, Africa occidentale e centrale e Turchia per aver giurato fedeltà allo Stato islamico. Afferma che gli attacchi nello Sri Lanka, sono stati condotti per “vendetta” nei confronti della sconfitta subita a Baghuz, che considera comunque come una battuta d’arresto temporanea da cui Isis si riprenderà presto. Parla dela rielezione del primo ministro Benjamin Netanyahu in Israele. Rende omaggio ai combattenti che sono morti nell’area di Baghouz, inclusi gli stranieri provenienti da Iraq, Arabia Saudita, Belgio, Francia, Australia, Cecenia ed Egitto e chiede vendetta per loro e per i membri incarcerati, incitando i militanti che operano nell’Africa occidentale a moltiplicare gli attacchi contro “La Francia e i suoi alleati crociati”. Afferma: “La nostra battaglia di oggi è una battaglia di logoramento con il nemico … il jihad continua fino al giorno del giudizio”. Infine, al-Baghdadi, indica ai suoi seguaci cosa dovrebbero fare e inserisce il Jihad nel contesto delle crociate, suggerendo che dureranno per un lungo periodo: “La verità è che la battaglia dell’Islam e della sua gente con i crociati e la loro gente è una lunga battaglia… la guerra di Baghouz è finita e si manifesta in essa la natura selvaggia e la ferocia del popolo della croce verso il popolo dell’Islam …”. Certamente non è la prima volta che Isis fa riferimento alle crociate, ma questa volta, è lo stesso al-Baghdadi a indicare il nemico nel “Popolo della croce” e istigare i suoi seguaci alla violenza, come parte della strategia di ripresa del gruppo: “Quindi raccomandiamo a tutti voi di attaccare i vostri nemici e di esaurirli in tutte le loro capacità -umane, militari, economiche, logistiche-”.

Il video in sé, comunque, non dice nulla di nuovo per quanto riguarda le ideologie e le strategie operative di Isis, ma la cosa più importante è che mostra al-Baghdadi come un leader che mantiene il comando sul gruppo e, soprattutto, lo certifica in vita. Al-Baghdadi sta essenzialmente riaffermando la sua leadership, comunicando di trovarsi in cima alla rete di comando e controllo del gruppo, non solo in Iraq e Siria ma, più ampiamente , nei suoi franchise e affiliati. In poche parole, con questo video, Isis dice al mondo, in particolare ai combattenti, sostenitori e simpatizzanti, che il “Califfo” al-Baghdadi è sopravvissuto alla caduta del Califfato. Nonostante una taglia di 25 milioni di dollari sulla sua testa e la massiccia caccia all’uomo che le unità d’intelligence occidentali e non solo hanno lanciato, è vivo e libero.

Il messaggio è chiaro: il Califfato può essere caduto, ma Isis è tutt’altro che finito. E lo dimostrano le migliaia di combattenti fuggiti in Africa e Afghanistan dove combattono e cercano di ricostruire un nuovo Califfato. Lo dimostrano i molti combattenti di Isis intervistati dopo la caduta di Baghouz, comprese le donne, che mostrano un sostegno incondizionato verso il califfato e la causa per cui hanno combattuto. Lo dimostra la solida rete d’ideologi online che alimentano continuamente video di propaganda pro-Isis, immagini, poster, scritti, audio e così via. E lo dimostrano le cellule dormienti, pronte a scatenare la loro furia assassina in tutto il mondo. Per il prossimo futuro, Isis opererà come organizzazione terroristica e cercherà di seguire il modello operativo degli attacchi nello Sri Lanka, organizzando e istigando i sostenitori a condurre attacchi in tutto il mondo.

Anche se le minacce di al-Baghdadi non rappresentano –in sé- niente di nuovo, costituiscono sicuramente una nuova sfida per i servizi d’intelligence e gli operatori nel settore della sicurezza di tutto il mondo.

IS-BAGHDADI

Autore: niaguaita

Sociologa e scrittrice

1 commento su “Quale significato ha il ritorno del leader di Isis Abu Bakr al-Baghdadi”

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