The Institute for Economics & Peace (IEP) in collaborazione col National Consortium for the Study of Terrorism and Responses to Terrorism (START), ha pubblicato l’annuale Global Terrorism Index (GTI). Il rapporto rappresenta uno studio completo che analizza l’impatto del terrorismo in 163 Paesi e copre il 99,7% della popolazione mondiale, concentrandosi sulle principali tendenze globali e regionali nella valutazione delle minacce di terrorismo. Sebbene il numero di morti per terrorismo sia diminuito considerevolmente negli ultimi tre anni, nuove minacce continuano a emergere. Le organizzazioni terroristiche islamiche hanno dimostrato di essere altamente resilienti e fluide, formando nuovi gruppi e alleanze a un ritmo estremamente rapido e nel 2017, oltre 100 Paesi hanno avuto almeno un attacco terroristico.
Per quanto riguarda l’Europa occidentale, anche se ha registrato un calo nel 2017 di attacchi terroristici, il ritorno di combattenti stranieri ai loro Paesi di origine, uniti agli sforzi continui di radicalizzazione e reclutamento di nuovi individui, fornisce una causa significativa di preoccupazione per i responsabili delle politiche antiterrorismo e delle forze dell’ordine. Il rapporto stima che il 18% degli attacchi terroristici in Occidente tra il 2014 e il 2017 è stato eseguito da stranieri combattenti rientrati a casa e conferma inoltre quanto già emerso da altri studi e cioè, il nesso tra criminalità e terrorismo: l’allegata tabella mostra una sintesi di otto studi che mostra la percentuale di terroristi in Europa con precedenti criminali.
Altra conferma importante: molte delle “terror plots” in Europa sono state dirette in tempo reale via internet da piattaforme di comunicazione crittografate.
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